domenica 8 febbraio 2009

qualcosa da perdere

Mercoledì era ospite di Parla con me, seduto sul divano rosso e intervistato da Serena Dandini, Alessandro Leogrande, un giornalista che ha scritto un libro sul capolarato, sempre più diffuso in zone come il Tavoliere delle Puglie, dove in estate si organizza la raccolta dei pomodori. La vicenda, già portata all'attenzione del pubblico con le inchieste di Fabrizio Gatti sull'Espresso, è uno dei tanti esempi di nuovo sfruttamento che affondano le loro radici in consuetudini antiche. Tra i tanti episodi raccontati durante l'intervista, uno mi ha colpito in particolare: la storia di alcuni studenti polacchi che erano andati in Puglia per guadagnare qualche soldo con un lavoretto estivo, la raccolta dei pomodori appunto. Quindi, non dei disperati immigrati clandestinamente, ridotti in schiavitù e sfruttati. E cosa li distingueva in particolari dagli altri schiavi del XXI secolo? Semplice, questi ragazzi sono studenti universitari che, consapevoli che proprio grazie i loro studi avevano la possibilità di una vita migliore, sono riusciti a scappare, arrivare al consolato polacco e denunciare. Grazie a questa denuncia molti sfruttatori sono stati arrestati. "Sapevano di avere qualcosa da perdere, mentre tanti altri che vengono assoggettati dai caporali non hanno nulla da perdere e rimangono a raccogliere i pomodori". Ecco, anche io voglio avere qualcosa da perdere.

1 commento:

  1. Alessandro Leogrande ha descritto una realtà che ahimè da secoli tiene in ginocchio il sud. Ma una sola. Ci sarebbe da discutere anche riguardo agli sfruttatori del Nord. Ricordiamoci chi erano i responsabili del traffico dei rifiuti/immondizia a Napoli (oltre alla camorra ovviamente).

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